{"video":[],"contents":[{"id":"wk-0","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":37.8,"end":67.8},"art":"Felinae","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>I <b>Felini</b> (<i>Felinae</i>, <small>Waldheim 1817</small>) sono una sottofamiglia della famiglia dei Felidi. Sono caratterizzati da una testa di forma rotondeggiante, il muso corto e il corpo ricoperto di pelliccia, spesso maculata o striata. Hanno zampe munite di cuscinetti plantari e artigli protrattili, che utilizzano per la caccia, e hanno udito e vista ottimi, il che dà loro la possibilità di cacciare di notte.</p>\n<p>Si usano anche i termini <i>grandi Felini</i> (o panterini) per indicare gli appartenenti al genere <i>Panthera</i>, e <i>piccoli Felini</i>, del genere <i>Felis</i> (rappresentati principalmente dal gatto). Questi due gruppi sono apparentemente molto simili sotto molteplici aspetti, ma si differenziano tuttavia non solo per la taglia: la differenza più evidente è che i piccoli felini, che hanno un osso chiamato ioide alla base della lingua, possono fare le fusa ma non ruggire; al contrario i grandi felini, con una cartilagine flessibile al posto dell'osso, possono ruggire ma non fare le fusa con continuità. Altra differenza è che la pupilla dei piccoli felini ha un taglio verticale, mentre i grandi felini tendono ad avere tagli ovali o rotondi.</p>\n<p>Esistono però delle eccezioni: il leopardo delle nevi, ad esempio, è classificato tra i grandi felini, ma non ruggisce e si ciba stando rannicchiato al pari dei piccoli felini.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1131\nCPU time usage: 0.332 seconds\nReal time usage: 0.385 seconds\nPreprocessor visited node count: 483/1000000\nPreprocessor generated node count: 6317/1500000\nPost‐expand include size: 4949/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1149/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Felinae\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Felinae"},{"id":"wk-1","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":89.9,"end":119.9},"art":"Acinonyx jubatus","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>Il <b>ghepardo</b> (<i><b>Acinonyx jubatus</b></i> <small>Schreber 1775</small>) è un mammifero carnivoro della famiglia dei Felidi. È l'unica specie vivente del genere <i>Acinonyx</i>.</p>\n<p>Un tempo diffuso in gran parte dell'Africa e dell'Asia, attualmente questo animale vive in popolazioni poco numerose e frammentate, spesso minacciate dalla pressione demografica della popolazione circostante.</p>\n<p>Pur essendo chiaramente un felide, come gatti e leoni, il ghepardo presenta numerosi tratti morfologici e comportamentali suoi propri che lo rendono uno dei membri più specializzati della famiglia; queste specializzazioni portarono gli studiosi a classificarlo in una sottofamiglia a sé stante, quella degli Acinonychinae, ma tale collocazione fu oggetto di dibattito fra gli studiosi, in quanto messa in discussione da recenti indagini a livello molecolare, che a loro volta hanno portato a classificare la sottofamiglia Acinonychinae come sinonimo della sottofamiglia Felinae facendovi rientrare direttamente anche il ghepardo.</p>\n<p>In particolare, i ghepardi hanno alcuni tratti che li rendono simili ai canidi: basti pensare alle lunghe zampe, con estremità strette e cilindriche ed unghie solo parzialmente retrattili, piuttosto che brevi e compatte e munite di artigli retrattili ed affilati come nella maggior parte degli altri felidi. Zampe del genere sono adatte ad uno stile di caccia basato sull'inseguimento di prede veloci e leggere, piuttosto che alla sopraffazione fisica di queste ultime. Anche il comportamento parzialmente sociale che possono mostrare questi animali (in particolare i maschi) si discosta dalle abitudini solitarie della maggior parte delle specie di felidi.</p>\n<p>La presenza di unghie non retrattili è all'origine del nome scientifico del genere: <i>Acinonyx</i>, infatti, deriva dalla combinazione delle parole greche antiche ἀκίνητος (<i>akínētos</i>), dal significato di \"immobile\", e ὄνυξ (<i>ónyx</i>), \"artiglio\". Il nome scientifico della specie, <i>jubatus</i>, deriva invece dal latino e significa \"portatore di criniera\", in riferimento al pelo che si presenta più lungo e folto a livello del collo e del dorso: questa caratteristica risulta particolarmente evidente nei cuccioli e negli esemplari giovani di ghepardo.<br>\nIl nome comune <i>ghepardo</i> pare invece avere origine piuttosto recente, essendo entrato nella lingua italiana soltanto nel 1874; esso deriva dall'italianizzazione del termine francese <i>guépard</i>, il quale a sua volta sembra però essere una storpiatura della parola italiana <i>gattopardo</i>, utilizzata come termine generico per descrivere un po' tutti i piccoli felini maculati ed in particolare il serval. Il suffisso <i>-pardo</i> deriva dal latino <i>pardus</i>, mutuato dal greco πάρδος (<i>párdos</i>), variante di πάρδαλις (<i>párdalis</i>) a sua volta imparentato con il sogdiano <i>pwrδnk</i> e stante ad indicare in modo generico un felino maculato di dimensioni medio-grandi: un tempo utilizzato come vocabolo a sé stante (basti pensare al \"pardo\" che il Petrarca utilizza come simbolo di eccezionale velocità), attualmente il vocabolo è considerato desueto, ma sopravvive tuttavia nei nomi di alcune specie di felini (gatto<i>pardo</i>, leo<i>pardo</i> e, per l'appunto, ghe<i>pardo</i>). Il termine francese per indicare questo animale è alla base del suo nome in un po' tutte le lingue europee, con l'eccezione dell'inglese dove il ghepardo è conosciuto col nome di <i>cheetah</i>, termine derivato dal sanscrito <i>citrakāyaḥ</i> (\"corpo maculato\") attraverso l'hindi चीता (<i>cītādal</i>, dal medesimo significato); il termine inglese è poi passato allo spagnolo e portoghese <i>chita</i>, dove coesiste con <i>guepardo</i>.</p>\n<p>Questo animale è universalmente noto per la sua eccezionale velocità: è infatti in grado di raggiungere una velocità che oscilla tra i 110 ed i 120&nbsp;km/h, di gran lunga la più elevata in assoluto fra gli animali terrestri. Tuttavia, l'animale è in grado di mantenere tale prodigiosa velocità solo per brevi distanze, poiché non è molto resistente.<br>\nOltre che nella velocità, il ghepardo è fenomenale anche nello scatto: è in grado di raggiungere i 100&nbsp;km/h da fermo in circa tre secondi, un tempo invidiabile perfino per la maggioranza delle <i>supercar</i>. Il record cronometrato di velocità è di 115,2&nbsp;km/h, registrato su un esemplare che aveva percorso 640 metri in 20 secondi.</p>\n<p>Il ghepardo, un tempo diffuso in un areale vastissimo che ricopriva gran parte del continente africano e buona parte di quello asiatico, ha subito una drastica riduzione numerica nel corso del XIX secolo, accompagnata (e per certi versi favorita) da una riduzione del proprio spazio vitale a causa della caccia e della distruzione dell'<i>habitat</i>. Oggi il ghepardo sopravvive solo in aree protette o poco antropizzate: se a ciò si aggiungono la naturale rarità di questi animali ed i problemi riproduttivi legati alla scarsa variabilità genetica, il futuro per la specie si prospetta abbastanza incerto.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1195\nCPU time usage: 0.224 seconds\nReal time usage: 0.269 seconds\nPreprocessor visited node count: 653/1000000\nPreprocessor generated node count: 6837/1500000\nPost‐expand include size: 8824/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1571/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Acinonyx jubatus\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Acinonyx jubatus"},{"id":"wk-2","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":150,"end":179},"art":"Connochaetes","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n\n<p><i><b>Connochaetes</b></i> è un genere di mammiferi ungulati della famiglia dei Bovidae, che include due specie, entrambe diffuse in Africa: lo gnu dalla coda bianca (<i>Connochaetes gnou</i>) e lo gnu striato (<i>C. taurinus</i>).<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1140\nCPU time usage: 0.684 seconds\nReal time usage: 0.728 seconds\nPreprocessor visited node count: 5649/1000000\nPreprocessor generated node count: 17861/1500000\nPost‐expand include size: 8770/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1889/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 2/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Connochaetes\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Connochaetes"},{"id":"wk-3","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":551,"end":581},"art":"Numida meleagris","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>La <b>Faraona mitrata</b>, più nota popolarmente come <b>Gallina faraona</b> (<i><b>Numida meleagris</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">(Linnaeus, 1758)</span>) è un uccello galliforme della famiglia dei Numididi, diffuso allo stato selvatico soprattutto nell'Africa settentrionale. È l'unica specie del genere <i><b>Numida</b></i>. Per la prelibatezza delle sue carni, è stato importato in Europa, Medio Oriente e nelle Americhe, dove è stato introdotto sia come animale da allevamento, sia, in misura minore, come selvaggina.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1190\nCPU time usage: 0.168 seconds\nReal time usage: 0.197 seconds\nPreprocessor visited node count: 435/1000000\nPreprocessor generated node count: 6021/1500000\nPost‐expand include size: 5813/2048000 bytes\nTemplate argument size: 853/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Numida meleagris\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Numida meleagris"},{"id":"wk-4","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":657.8,"end":687.8},"art":"Panthera leo","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n\n<p>Il <b>leone</b> (<i><b>Panthera leo</b></i>, <span style=\"font-variant: small-caps\">Linnaeus 1758</span>) è un carnivoro della famiglia dei Felidi. Dopo la tigre, è il più grande dei cinque grandi felini del genere <i>Panthera</i>, con alcuni maschi la cui massa corporea supera i 250&nbsp;kg. Il suo areale è nel 2011 ridotto quasi esclusivamente all'Africa subsahariana; il continuo impoverimento del suo habitat naturale e il protrarsi della caccia di frodo ai suoi danni ne fanno una specie vulnerabile secondo la IUCN. Questa definizione è giustificata da un declino stimato tra il 30 ed il 50% nella zona africana nei vent'anni precedenti.</p>\n<p>Una popolazione di dimensioni assai ridotte sopravvive nel Gir Forest National Park in India, mentre gli esemplari che abitavano il Nordafrica ed il Medio Oriente sono scomparsi da molti secoli. Sino al Pleistocene, circa diecimila anni fa, il leone era il secondo grande mammifero più diffuso dopo l'uomo. A quei tempi si trovavano leoni in gran parte dell'Eurasia e dell'Africa, e addirittura in America del Nord, dallo Yukon al Perù.</p>\n<p>In virtù delle dimensioni e delle abitudini, questo felino non può essere allevato al di fuori di aree protette e parchi naturali o zoologici. Celebre l'esempio della leonessa Elsa, restituita all'habitat naturale dopo aver vissuto per alcuni anni con i coniugi Adamson. Anche se le cause del declino dei leoni non sono certe, il degrado dell'habitat e i conflitti con l'uomo ne sembrano le cause predominanti. In natura un leone sopravvive da dieci a quindici anni, mentre in cattività può arrivare a venti. I maschi in particolare, non superano spesso i dieci anni d'età in natura, in seguito agli infortuni derivanti dalle lotte con i rivali per il dominio sul branco.</p>\n<p>Tipicamente, i leoni abitano la savana e le praterie, ma possono adattarsi ad aree cespugliose e foreste. In confronto ad altri felini, i leoni sono animali con uno spiccato spirito di socialità. Un branco è formato generalmente da un maschio alfa (o più raramente 2, se fratelli), un gruppo di femmine, imparentate tra loro, con cui, questo (o questi), si accoppia, e la loro prole. I cuccioli maschi, restano all'interno del branco fino alla loro maturazione sessuale, quando vengono scacciati da parte del maschio alfa (il loro padre). I giovani maschi adulti, una volta allontanati dal vecchio branco, possono, per qualche tempo restare insieme formando un piccolo branco di soli maschi (fratelli), finché non decidano di separarsi per formare delle loro famiglie, in genere scacciando un altro maschio da un branco rivale. Le femmine tipicamente cacciano insieme, principalmente ungulati. È un cosiddetto predatore alfa, ovvero si colloca all'apice della catena alimentare, non avendo predatori in natura, a parte l'uomo (ed eccezionalmente il coccodrillo del Nilo), ma ciononostante, può compiere sciacallaggio in caso di estremo bisogno. I leoni non cacciano l'uomo con regolarità, ma alcuni esemplari particolari lo hanno fatto.</p>\n<p>Assai facile da distinguere, il maschio di leone ha una criniera caratteristica, e la sua immagine è uno dei simboli più sfruttati nella storia dell'umanità. Le prime rappresentazioni furono fatte nel Paleolitico superiore, e troviamo leoni scolpiti o dipinti nelle Grotte di Lascaux e nella Grotta Chauvet. Essi appaiono nella cultura di praticamente ogni civiltà antica che vi abbia avuto a che fare. Li troviamo inoltre in un enorme quantità di sculture, dipinti, bandiere nazionali e regionali, film e libri contemporanei. Furono tenuti in menagerie fin dai tempi dell'Impero romano e sono stati la chiave delle esibizioni degli zoo di tutto il mondo a partire dal XVIII secolo. Diversi zoo mondiali stanno collaborando per salvare la sottospecie asiatica.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1117\nCPU time usage: 0.348 seconds\nReal time usage: 0.390 seconds\nPreprocessor visited node count: 620/1000000\nPreprocessor generated node count: 7140/1500000\nPost‐expand include size: 7028/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1192/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Panthera leo\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Panthera leo"},{"id":"wk-5","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":868.1,"end":898.1},"art":"Lycaon pictus","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>Il <b>licaone</b> (<i>Lycaon pictus</i>, <span style=\"font-variant: small-caps\">Temminck, 1820</span>), unico rappresentante del genere <i><b>Lycaon</b></i>, è un canide africano che presenta interessantissimi aspetti di vita sociale. È stato scritto un libro sull'argomento da H. Van llawik intitolato\"l'ultima del branco\".</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1114\nCPU time usage: 0.272 seconds\nReal time usage: 0.311 seconds\nPreprocessor visited node count: 638/1000000\nPreprocessor generated node count: 7557/1500000\nPost‐expand include size: 8266/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1742/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 3/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Lycaon pictus\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Lycaon pictus"},{"id":"wk-6","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":1312.1,"end":1342.1},"art":"Sciacallo","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>Con il termine <b>sciacallo</b> si identificano impropriamente tre (secondo alcuni quattro) diverse specie di mammiferi appartenenti al genere dei <i>Canis</i>, e le relative sottospecie. Questa definizione non ha alcun valore scientifico e tassonomico, ma viene ugualmente utilizzata molto spesso per definire tali specie, che presentano delle notevoli somiglianze morfologiche tra loro.</p>\n<p>Tali specie sono:</p>\n\n<p>a queste si aggiunge <i>Canis simensis</i>, un'altra specie di canidi che vive sulle montagne dell'Etiopia, talvolta considerato anch'esso uno sciacallo.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1204\nCPU time usage: 0.168 seconds\nReal time usage: 0.219 seconds\nPreprocessor visited node count: 479/1000000\nPreprocessor generated node count: 6534/1500000\nPost‐expand include size: 4182/2048000 bytes\nTemplate argument size: 698/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.003/10.000 seconds\nLua memory usage: 481 KB/50 MB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Sciacallo\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Sciacallo"}]}
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